Attaccamento e Adozione

Tutto parte da qui!

Tutto parte da questa delicatissima fase evolutiva del cane! I tipici problemi che si manifestano una volta adottato un cane sono: distrugge o rosicchia a casa, defeziona o urina a casa (cosa per’altro normale da cucciolo, diverso se lo fà quando è già adulto), salta sempre addosso a chiunque, ma sopratutto alla persona che sente più vicino, tira al guinzaglio, si sente insicuro e non si relaziona bene con altre persone o con i suoi conspecifici, abbaio continuo, ansia e paura da allontanamento del partner umano (se viene lasciato solo a casa: abbaia di continuo, rosicchia e distrugge, ma non appena il partner torna a casa gli salta addosso con molte feste), aggressioni da irritazione, mordicchiamenti sul proprio corpo, leccamento o suzione di parte del corpo spesso declinabile ad un solo lato del corpo, mancanza di attività perlustrative.

Tutto questo viene definito come problemi da Persistenza dell’ attaccamento primario.

La persistenza dell’ attaccamento primario è la cosiddetta ansia da separazione, ovvero il cane non ha avuto un buon distacco dalla madre. Questo può dipendere da vari contesti: cani dati in adozione prima dei 2 mesi, cuccioli trovati per strada, allevamenti non idonei, e comunque situazioni o contesti ambientali che non hanno favorito l’attaccamento primario (quello che si sviluppa già quando il cucciolo è nella pancia della mamma fino alle 4 settimane) anche dal punto di vista fisiologico. L’attaccamento è fondamentale nello sviluppo ontogenetico e spesso è precursore di altri comportamenti problematici futuri.

E’ un fattore di fragilità che ottempera a un  non adattamento e sviluppo cognitivo riflessivo, bassa resilienza, staticità anche motoria, continua ricerca di attenzione.

La raccolta dei dati per poter effettuare una riabilitazione si pone su diversi aspetti (secondo l’approccio cognitivo-relazionale della scuola francese e italiana)

AMBIENTALI o contestuali: dove e quando attua quel comportamento? Che relazione ha con l’ambiente in cui vive e quale relazione ha fuori da quel contesto?

Come attua quel COMPORTAMENTO. Cosa fà? Quali sono i target su cui sfoga la sua frustrazione e che tipo di relazione hanno questi target con il partner umano? Fà la cacca vicino alla sua cuccia, urina in casa lasciando uno strascico?

Quali sono le sue MOTIVAZIONI? Quale bisogno ha di appagamento delle sue EMOZIONI interne? Cosa lo spinge a fare una cosa piuttosto che un’altra? Considerate che MOTIVAZIONI ed EMOZIONI sono strettamente correlate tra loro, come per noi esseri umani. Non saremmo motivati senza le emozioni che ne sostengono il valore.

L’ IDENTITA’ del cane, qual’è la sua età evolutiva, ache tipologia di razza appartiene, se è un cane randagio o di canile, da dove proviene, qual’è il carattere e come si relaziona con i componenti del gruppo sociale che lo ha adottato.

Il lavoro per la riabilitazione deve essere graduale e seguita da esperti! Si deve basare sul ridurre il comportamento inappropriato e/o fuori dal contesto per aiutare il soggetto ad acquisire quelle cognizioni ambientali, sociali, emotive, individuali e di adattamento che ne migliorano la qualità di vita.

Le attività devono mirare a riproporre al cane quegli stimoli che attivino competenze  mentali e cognitive mancate o silenti. Attività di flessibilità referenziale sostenute da emozioni positive: diversi partner familiari fino a estranei eterospecifici e conspecifici. Attività che favoriscono l’ Arousal  intermedio, ottimale per attività cooperative e di apprendimento. Sostenere le attività motivazionali di razza e favorire in seguito anche attività motivazionali poco elicitative, ma necessarie per un buon equilibrio sistemico – sostenere le sue inclinazioni ma compensare anche le altre meno pronunciate.

Attività che sostengono la fiducia in se stesso.

Queste attività devono favorire lo STATO DI CALMA, spostare la referenza su altri COMPONENTI DELLA FAMIGLIA o del gruppo sociale a cui appartiene, PROBLEM SOLVING  – FAVORIRE L’ AUTOSTIMA e L’AUTOCONSAPEVOLEZZA: con giochi semplici, lavoro sui limiti (mettere il cane nella situazione di disagio fino a che riesce a gestirlo, e spostare questo limite proponendo anche nuovi modo per affrontarlo). Perlustrazione, giochi di ricerca a casa e poi fuori, Mobility dog in ambienti poco reattivi inizialmente, classi di socializzazioni ma solo dopo aver consolidato alcuni elementi di calma, di autocontrollo e centrifugazione referenziale.

Anche la gestione delle risorse è importante, una gestione ritualizzata dà sicurezza, e i ‘limiti’ servono per dargli un ruolo nella gestione sociale.

Creare le condizioni affinchè il cane apprenda e si sviluppi. Tenendo presente che la mappa non è il territorio, cioè ogni individuo è UNICO e guarda il mondo secondo i suoi occhi.

(Bibbliografia: “Medicina comportamentale del cane, del gatto e di nuovi animali da compagnia” di S. Giussani – Dispense Istrutt. cinofili Scuola THINGDOG di A. Vaira)